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Opere pubblicate: 19994
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Info sull'Opera
Solea da la fontana di mia vita
allontanarme, e cercar terre e mari, non mio voler, ma mia stella seguendo; e sempre andai, tal Amor diemmi aita, in quelli essilii, quanto e’ vide, amari, di memoria e di speme il cor pascendo. Or lasso!, alzo la mano, e l’arme rendo a l’empia e violenta mia fortuna, che privo m’ha di sí dolce speranza. Sol memoria m’avanza, e pasco ’l gran desir sol di quest’una; onde l’alma vien men, frale e digiuna. Come a corrier tra via, se ’l cibo manca, conven per forza rallentare il corso, scemando la vertù che ’l fea gir presto, cosí, mancando a la mia vita stanca quel caro nutrimento, in che di morso die’ chi ’l mondo fa nudo, e ’l mio cor fa mesto, il dolce acerbo, e ’l bel piacer molesto mi si fa d’ora in ora; onde ’l camino sí breve non fornir spero e pavento. Nebbia o polvere al vento, fuggo per più non esser pellegrino: e cosí vada, s’è pur mio destino. Mai questa mortal vita a me non piacque [sassel Amor, con cui spesso ne parlo] se non per lei che fu ’l suo lume, e ’l mio: poi che ’n terra morendo, al ciel rinacque, quello spirto, ond’io vissi, a seguitarlo [licito fusse!] è ’l mi’ sommo desio. Ma da dolermi ho ben sempre, per ch’io fui mal accorto, a proveder mio stato, ch’Amor mostrommi sotto quel bel ciglio, per darmi altro consiglio: ché tal morì già tristo e sconsolato, cui poco inanzi era ’l morir beato. Nelli occhi ov’abitar solea ’l mio core fin che mia dura sorte invidia n’ebbe, che di sí ricco albergo il pose in bando, di sua man propria avea descritto Amore con lettre di pietà, quel ch’averrebbe tosto del mio sí lungo ir desiando. Bello e dolce morire era allor quando, morend’io, non morìa mia vita inseme, anzi vivea di me l’ottima parte: or mie speranze sparte ha morte, e poca terra il mio ben preme; e vivo; e mai no ’l penso ch’i’ non treme. Se stato fusse il mio poco intelletto meco al bisogno, e non altra vaghezza l’avesse disviando altrove vòlto, ne la fronte a madonna avrei ben letto: [al fin se’ giunto d’ogni tua dolcezza et al principio del tuo amaro molto.] Questo intendendo, dolcemente sciolto in sua presenzia del mortal mio velo e di questa noiosa e grave carne, potea inanzi lei andarne, a veder preparar sua sedia in cielo; or l’andrò dietro, omai, con altro pelo. Canzon, s’uom trovi in suo amor viver queto, di’: "Muor, mentre se’ lieto; ché morte, al tempo, è, non duol, ma refugio; e chi ben pò morir, non cerchi indugio."
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