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Info sull'Opera
Autore:
Francesco Petrarca
Tipo:
Poesia
 
Notizie Presenti:
 -

CCXXXVII

di Francesco Petrarca

Non ha tanti animali il mar fra l’onde,
né lassù sopra ’l cerchio de la Luna
vide mai tante stelle alcuna notte,
né tanti augelli albergan per li boschi,
né tant’erbe ebbe mai campo né piaggia,
quant’ha ’l mio cor pensier ciascuna sera.
Di dí in dí spero omai l’ultima sera,
che scevri in me dal vivo terren l’onde,
e mi lasci dormire in qualche piaggia:
ché tanti affanni uom mai sotto la Luna
non sofferse quant’io; sannolsi i boschi
che sol vo ricercando giorno e notte.
Io non ebbi già mai tranquilla notte,
ma sospirando andai matino e sera,
poi ch’Amor fêmmi un cittadin de’ boschi.
Ben fia, prima ch’i’ posi, il mar senz’onde,
e la sua luce avrà ’l Sol da la Luna,
e i fior d’april morranno in ogni piaggia.
Consumando mi vo di piaggia in piaggia,
el dí pensoso, poi piango la notte;
né stato ho mai, se non quanto la luna.
Ratto, come imbrunir veggio la sera,
sospir del petto, e de li occhi escono onde,
da bagnar l’erbe, e da crollare i boschi.
Le città son nemiche, amici i boschi,
a’ miei pensier, che per quest’alta piaggia
sfogando vo col mormorar de l’onde
per lo dolce silenzio de la notte:
tal ch’io aspetto tutto ’l dí la sera,
che ’l Sol si parta, e dia luogo a la Luna.
Deh, or foss’io col vago de la luna
adormentato in qua’ che verdi boschi;
e questa ch’anzi vespro a me fa sera,
con essa e con Amor in quella piaggia
sola venisse a starsi ivi una notte;
e ’l dí si stesse e ’l sol sempre ne l’onde.
Sovra dure onde, al lume de la Luna,
canzon, nata di notte in mezzo i boschi,
ricca piaggia vedrai deman da sera.
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