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Opere pubblicate: 19994
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Info sull'Opera
Qual mio destín, qual forza, o qual inganno,
mi riconduce disarmato al campo, là ’ve sempre son vinto? e s’io ne scampo, meraviglia n’avrò; s’i’ moro, il danno. Danno non già, ma pro; sí dolci stanno nel mio cor le faville e ’l chiaro lampo, che l’abbaglia e lo strugge, e ’n ch’io m’avampo; e son già ardendo nel vigesimo anno. Sento i messi di morte, ove apparire veggio i belli occhi e folgorar da lunge; poi, s’avèn ch’appressando a me li gire Amor, con tal dolcezza m’unge e punge, ch’i’ no ’l so ripensar, non che ridire; ché né ’ngegno né lingua al vero agiunge.
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