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Opere pubblicate: 19994
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Info sull'Opera
Se ’l pensier che mi strugge,
com’è pungente e saldo, così vestisse d’un color conforme, forse tal m’arde e fugge, ch’avria parte del caldo, e desteriasi Amor là dov’or dorme; men solitarie l’orme fôran de’ miei pie’ lassi per campagne e per colli, men gli occhi ad ogn’or molli, ardendo lei come un ghiaccio stassi, e non lascia in me dramma che non sia foco e fiamma. Però ch’Amor mi sforza e di saver mi spoglia, parlo in rime aspre e di dolcezza ignude. Ma non sempre a la scorza ramo, né in fior, né ’n foglia, mostra di fòr sua natural vertude. Miri ciò che ’l cor chiude, Amor e que’ begli occhi, ove si siede a l’ombra. Se ’l dolor che si sgombra avèn che ’n pianto o in lamentar trabocchi, l’un a me noce, e l’altro altrui, ch’io non lo scaltro. Dolci rime leggiadre che nel primiero assalto d’Amor usai, quand’io non ebbi altr’arme, chi verrà mai che squadre questo mio cor di smalto, ch’almen, com’io solea, possa sfogarme? Ch’aver dentro a lui parme un che madonna sempre depinge, e de lei parla: a voler poi ritrarla, per me non basto; e par ch’io me ne stempre. Lasso!, così m’è scorso lo mio dolce soccorso. Come fanciul ch’a pena volge la lingua e snoda, che dir non sa, ma ’l più tacer gli è noia, così ’l desir mi mena a dire; e vo’ che m’oda la dolce mia nemica anzi ch’io moia. Se forse ogni sua gioia nel suo bel viso è solo, e di tutt’altro è schiva, odil tu, verde riva, e presta a’ miei sospir sì largo volo, che sempre si ridica come tu m’eri amica. Ben sai che sì bel piede non toccò terra unquanco come quel dì che già segnata fosti, onde ’l cor lasso riede, col tormentoso fianco, a partir teco i lor pensier nascosti. Così avestù riposti de’ be’ vestigi sparsi ancor tra’ fiori e l’erba, che la mia vita acerba, lagrimando, trovasse ove acquietarsi! Ma come po’ s’appaga l’alma dubbiosa e vaga. Ovunque gli occhi volgo trovo un dolce sereno pensando: qui percosse il vago lume. Qualunque erba o fior colgo credo che nel terreno aggia radice, ov’ella ebbe in costume gir fra le piagge e ’l fiume, e talor farsi un seggio fresco, fiorito e verde. Così nulla sen perde; e più certezza averne fôra il peggio. Spirto beato, quale se’, quando altrui fai male? O poverella mia, come se’ rozza! Credo che tel conoschi: rimanti in questi boschi.
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