|
Opere pubblicate: 19994
|
Info sull'Opera
Vinse Anibàl e non seppe usar poi
ben la vittoriosa sua ventura; però, signor mio caro, aggiate cura che similmente non avegna a voi. L’orsa, rabbiosa per gli orsacchi suoi, che trovaron di maggio aspra pastura, rode sé dentro, e i denti e l’unghie endura per vendicar suoi danni sopra noi. Mentre ’l novo dolor dunque l’accora, non riponete l’onorata spada; anzi seguite là dove vi chiama vostra fortuna dritto per la strada che vi può dar, dopo la morte ancóra mille e mille anni, al mondo onor e fama
|