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Fuggendo la pregione ove Amor m’ebbe
molt’anni a far di me quel ch’a lui parve, donne mie, lungo fôra a ricontarve quanto la nova libertà m’increbbe. Diceami il cor che per sé non saprebbe viver un giorno; e poi tra via m’apparve quel traditore in sì mentite larve che più saggio di me inganato avrebbe. Onde più volte sospirando in dietro dissi: "Oimè!, il giogo e le catene e i ceppi eran più dolci che l’andare sciolto." Misero me, che tardo il mio mal seppi! e con quanta fatica oggi mi spetro de l’errore ov’io stesso m’era involto!
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