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Opere pubblicate: 19994
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Info sull'Opera
Com'è naturale, Pinocchio chiese subito alla Fata il permesso di andare in giro per la città a fare gli inviti: e la Fata gli disse:
- Vai pure a invitare i tuoi compagni per la colazione di domani: ma ricordati di tornare a casa prima che faccia notte. Hai capito? - Fra un'ora prometto di essere bell'e ritornato, - replicò il burattino. - Bada, Pinocchio! I ragazzi fanno presto a promettere: ma il più delle volte, fanno tardi a mantenere. - Ma io non sono come gli altri: io, quando dico una cosa, la mantengo. - Vedremo. Caso poi tu disubbidissi, tanto peggio per te. - Perché? - Perché i ragazzi che non dànno retta ai consigli di chi ne sa più di loro, vanno sempre incontro a qualche disgrazia. - E io l'ho provato! - disse Pinocchio. - Ma ora non ci ricasco più! - Vedremo se dici il vero. Senza aggiungere altre parole, il burattino salutò la sua buona Fata, che era per lui una specie di mamma, e cantando e ballando uscì fuori della porta di casa. In poco più d'un'ora, tutti i suoi amici furono invitati. Alcuni accettarono subito e di gran cuore: altri da principio si fecero un po' pregare; ma quando seppero che i panini da inzuppare nel caffè-e-latte sarebbero stati imburrati anche dalla parte di fuori, finirono tutti col dire: « Verremo anche noi, per farti piacere ». Ora bisogna sapere che Pinocchio, fra i suoi amici e compagni di scuola, ne aveva uno prediletto e carissimo, il quale si chiamava di nome Romeo: ma tutti lo chiamavano col soprannome di Lucignolo, per via del suo personalino asciutto, secco e allampanato, tale e quale come il lucignolo nuovo di un lumino da notte. Lucignolo era il ragazzo più svogliato e più birichino di tutta la scuola: ma Pinocchio gli voleva un gran bene. Difatti andò subito a cercarlo a casa, per invitarlo alla colazione, e non lo trovò: tornò una seconda volta, e Lucignolo non c'era: tornò una terza volta, e fece la strada invano. Dove poterlo ripescare? Cerca di qua, cerca di là, finalmente lo vide nascosto sotto il portico di una casa di contadini. - Che cosa fai costì? - gli domandò Pinocchio, avvicinandosi. - Aspetto la mezzanotte, per partire... - Dove vai? - Lontano, lontano, lontano! - E io che son venuto a cercarti a casa tre volte!... - Che cosa volevi da me? - Non sai il grande avvenimento? Non sai la fortuna che mi è toccata? - Quale? - Domani finisco di essere un burattino e divento un ragazzo come te, e come tutti gli altri. - Buon pro ti faccia. - Domani, dunque, ti aspetto a colazione a casa mia. - Ma se ti dico che parto questa sera. - A che ora? - Fra poco. - E dove vai? - Vado ad abitare in un paese... che è il più bel paese di questo mondo: una vera cuccagna!... - E come si chiama? - Si chiama il Paese dei Balocchi. Perché non vieni anche tu? - Io? no davvero! - Hai torto, Pinocchio! Credilo a me che, se non vieni, te ne pentirai. Dove vuoi trovare un paese più salubre per noialtri ragazzi? lì non vi sono scuole: lì non vi sono maestri: lì non vi sono libri. In quel paese benedetto non si studia mai. Il giovedì non si fa scuola: e ogni settimana è composta di sei giovedì e di una domenica. Figùrati che le vacanze dell'autunno cominciano col primo di gennaio e finiscono coll'ultimo di dicembre. Ecco un paese, come piace veramente a me! Ecco come dovrebbero essere tutti i paesi civili!... - Ma come si passano le giornate nel Paese dei Balocchi? - Si passano baloccandosi e divertendosi dalla mattina alla sera. La sera poi si va a letto, e la mattina dopo si ricomincia daccapo. Che te ne pare? - Uhm!... - fece Pinocchio: e tentennò leggermente il capo, come dire: « È una vita che farei volentieri anch'io! ». - Dunque, vuoi partire con me? Sì o no? Risolviti. - No, no, no e poi no. Oramai ho promesso alla mia buona Fata di diventare un ragazzo perbene, e voglio mantenere la promessa. Anzi, siccome vedo che il sole va sotto, così ti lascio subito e scappo via. Dunque addio e buon viaggio. - Dove corri con tanta furia? - A casa. La mia buona Fata vuole che ritorni prima di notte. - Aspetta altri due minuti. - Faccio troppo tardi. - Due minuti soli. - E se poi la Fata mi grida? - Lasciala gridare. Quando avrà gridato ben bene, si cheterà, - disse quella birba di Lucignolo. - E come fai? Parti solo o in compagnia? - Solo? Saremo più di cento ragazzi. - E il viaggio lo fate a piedi? - A mezzanotte passerà di qui il carro che ci deve prendere e condurre fin dentro ai confini di quel fortunatissimo paese. - Che cosa pagherei che ora fosse mezzanotte!... - Perché? - Per vedervi partire tutti insieme. - Rimani qui un altro poco e ci vedrai. - No, no: voglio ritornare a casa. - Aspetta altri due minuti. - Ho indugiato anche troppo. La Fata starà in pensiero per me. - Povera Fata! Che ha paura forse che ti mangino i pipistrelli? - Ma dunque, - soggiunse Pinocchio, - tu sei veramente sicuro che in quel paese non ci sono punte scuole?... - Neanche l'ombra. - E nemmeno maestri?... - Nemmen'uno. - E non c'è mai l'obbligo di studiare? - Mai, mai, mai! - Che bel paese! - disse Pinocchio, sentendo venirsi l'acquolina in bocca. - Che bel paese! Io non ci sono stato mai, ma me lo figuro!... - Perché non vieni anche tu? - E inutile che tu mi tenti! Oramai ho promesso alla mia buona Fata di diventare un ragazzo di giudizio, e non voglio mancare alla parola. - Dunque addio, e salutami tanto le scuole ginnasiali!... e anche quelle liceali, se le incontri per la strada. - Addio, Lucignolo: fai buon viaggio, divertiti e rammentati qualche volta degli amici. Ciò detto, il burattino fece due passi in atto di andarsene: ma poi, fermandosi e voltandosi all'amico, gli domandò: - Ma sei proprio sicuro che in quel paese tutte le settimane sieno composte di sei giovedì e di una domenica? - Sicurissimo. - Ma lo sai di certo che le vacanze abbiano principio col primo di gennaio e finiscano coll'ultimo di dicembre? - Di certissimo! - Che bel paese! - ripeté Pinocchio, sputando dalla soverchia consolazione. Poi, fatto un animo risoluto, soggiunse in fretta e furia: - Dunque, addio davvero: e buon viaggio. - Addio. - Fra quanto partirete? - Fra due ore! - Peccato! Se alla partenza mancasse un'ora sola, sarei quasi quasi capace di aspettare. - E la Fata?... - Oramai ho fatto tardi!... e tornare a casa un'ora prima o un'ora dopo, è lo stesso. - Povero Pinocchio! E se la Fata ti grida? - Pazienza! La lascerò gridare. Quando avrà gridato ben bene, si cheterà. Intanto si era ' già fatta notte e notte buia: quando a un tratto videro muoversi in lontananza un lumicino... e sentirono un suono di bubboli e uno squillo di trombetta, così piccolino e soffocato, che pareva il sibilo di una zanzara! - Eccolo! - gridò Lucignolo, rizzandosi in piedi. - Chi è? - domandò sottovoce Pinocchio. - È il carro che viene a prendermi. Dunque, vuoi venire, sì o no? - Ma è proprio vero, - domandò il burattino, - che in quel paese i ragazzi non hanno mai l'obbligo di studiare? - Mai, mai, mai! - Che bel paese!... che bel paese!... che bel paese!...
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