| E tu ne' carmi avrai perenne vita
sponda che Arno saluta in suo cammino
partendo la città che dal latino
nome accogliea finor l'ombra fuggita.
Già dal tuo ponte all'onda impaurita
il papale furore e il ghibellino
mescean gran sangue, ove oggi al pellegrino
del fero vato la magion si addita.
Per me cara, felice, inclita riva
ove sovente i pie' leggiadri mosse
colei che vera al portamento Diva
in me vologeva sue luci beate,
mentr'io sentia dai crin d'oro commosse
spirar ambrosia l'aure innamorate.
Metro: sonetto (ABBA, ABBA, CDC, EDE)
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