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Opere pubblicate: 19994
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Info sull'Opera
Tacita un giorno a non so qual pendice
Salia d'un fabbro nazaren la sposa; Salia non vista alla magion felice D'una pregnante annosa; E detto: «salve» a lei, che in reverenti Accoglienze onorò l'inaspettata, Dio lodando, sclamò: Tutte le genti Mi chiameran beata. Deh! con che scherno udito avria i lontani Presagi allor l'età superba! Oh tardo Nostro consiglio! oh degl'intenti umani Antiveder bugiardo! Noi testimoni che alla tua parola Ubbidiente l'avvenir rispose, Noi serbati all'amor, nati alla scola Delle celesti cose, Noi, sappiamo, o Maria, ch'Ei solo attenne L'alta promessa che da Te s'udìa, Ei che in cor la ti pose: a noi solenne È il nome tuo, Maria. A noi Madre di Dio quel nome sona: Salve beata! che s'agguagli ad esso Qual fu mai nome di mortal persona, O che gli vegna appresso? Salve beata! in quale età scortese Quel sì caro a ridir nome si tacque? In qual dal padre il figlio non l'apprese? Quai monti mai, quali acque Non l'udiro invocar? La terra antica Non porta sola i templi tuoi, ma quella Che il Genovese divinò, nutrica I tuoi cultori anch'ella. In che lande selvagge, oltre quai mari Di sì barbaro nome fior si coglie, Che non conosca de' tuoi miti altari Le benedette soglie? O Vergine, o Signora, o Tuttasanta, Che bei nomi ti serba ogni loquela! Più d'un popol superbo esser si vanta In tua gentil tutela. Te, quando sorge, e quando cade il die, E quando il sole a mezzo corso il parte, Saluta il bronzo che le turbe pie Invita ad onorarte. Nelle paure della veglia bruna, Te noma il fanciulletto; a Te, tremante, Quando ingrossa ruggendo la fortuna, Ricorre il navigante. La femminetta nel tuo sen regale La sua spregiata lacrima depone, E a Te beata, della sua immortale Alma gli affanni espone; A Te che i preghi ascolti e le querele, Non come suole il mondo, né degl'imi E de' grandi il dolor col suo crudele Discernimento estimi. Tu pur, beata, un dì provasti il pianto; Né il dì verrà che d'oblianza il copra: Anco ogni giorno se ne parla; e tanto Secol vi corse sopra. Anco ogni giorno se ne parla e plora In mille parti; d'ogni tuo contento Teco la terra si rallegra ancora, Come di fresco evento. Tanto d'ogni laudato esser la prima Di Dio la Madre ancor quaggiù dovea Tanto piacque al Signor di porre in cima Questa fanciulla ebrea. O prole d'Israello, o nell'estremo Caduta, o da sì lunga ira contrita, Non è Costei che in onor tanto avemo Di vostra fede uscita? Non è Davidde il ceppo suo? Con Lei Era il pensier de' vostri antiqui vati Quando annunziaro i verginal trofei Sopra l'inferno alzati. Deh! a Lei volgete finalmente i preghi, Ch'Ella vi salvi, Ella che salva i suoi E non sia gente né tribù che neghi Lieta cantar con noi: Salve, o degnata del secondo nome O Rosa, o Stella ai periglianti scampo, Inclita come il sol, terribil come Oste schierata in campo.
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