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Opere pubblicate: 19994
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Info sull'Opera
Ironia di una vita sbagliata
Arriva la malattia, si avvicina la morte. La moglie e i figli fingono di piangere ma, più che altro, si preoccupano dei beni del moribondo. Egli si lascia commuovere, vedendoli addolorati e, ingannato, pensa tra sé: Ecco io affido me stesso e tutte le mie cose nelle vostre mani. In questo modo determina la propria rovina; perché, come dice il Signore: È sventurato l'uomo che confida negli altri uomini (Ger. 17, 5). Viene chiamato il sacerdote e gli dice:"Vuoi ricevere l'assoluzione di tutti i tuoi peccati?". Risponde:"Certo che lo voglio". "Vuoi riparare a tutto il male che hai fatto e restituire, per quanto ti è possibile, ciò che hai rubato?" Risponde: "Questo non lo posso fare"."Perché no?" "Perché ho già lasciato tutto nelle mani dei miei parenti e dei miei amici". E in questo momento perde l'uso della parola e muore con il rimorso nel cuore. Non dobbiamo dimenticare questa realtà: quando qualcuno muore in peccato grave, senza aver riparato, se poteva, il male commesso, la sua anima cade in potere del demonio. E soltanto in quel momento sarà in grado di capire tutta la gravità della sua situazione: tutto ciò che credeva di possedere, i beni e le capacità, la scienza e la furbizia, tutto gli viene tolto. Parenti ed amici pensano soltanto a dividersi le sue sostanze e, magari, inveiscono contro di lui, perché non aveva accumulato abbastanza roba da lasciare a loro. Il corpo se lo rodono i vermi e l'anima é condannata per sempre.
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