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Opere pubblicate: 19994
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Info sull'Opera
Il Tempo chiamò dalla torre
lontana. . . Che strepito! È un treno, là, se non è il fiume che corre. O notte! Nè prima io l'udiva, lo strepito rapido, il pieno fragore di treno che arriva; sì, quando la voce straniera, di bronzo, me chiese; sì, quando mi venne a trovare ov'io era, squillando squillando nell'oscurità. Il treno s'appressa. . . Già sento la querula tromba che geme, là, se non è l'urlo del vento. E il treno rintrona rimbomba, rimbomba rintrona, ed insieme risuona una querula tromba. E un'altra, ed un'altra— Non essa m'annunzia che giunge?—io domando. —Quest'altra! - Ed il treno s'appressa tremando tremando nell'oscurità. Sei tu che ritorni. Tra poco ritorni, tu, piccola dama, sul mostro dagli occhi di fuoco. Hai freddo? paura? C'è un tetto, c'è un cuore, c'è il cuore che t'ama qui! Riameremo. T'aspetto. Già il treno rallenta, trabalza, sta. . . Mia giovinezza, t'attendo! Già l'ultimo squillo s'inalza gemendo gemendo nell'oscurità . . . E il Tempo lassù dalla torre mi grida ch'è giorno. Risento la tromba e la romba che corre. Il giorno è coperto di brume. Quel flebile suono è del vento, quel labile tuono è del fiume. È il fiume ed è il vento, so bene, che vengono vengono, intendo, così come all'anima viene, piangendo piangendo, ciò che se ne va.
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