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Opere pubblicate: 19994
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Info sull'Opera
Egli coglieva ed ammucchiava al suolo
secche le foglie del suo marzo primo (era il suo nuovo marzo), il rosignolo, per farsi il nido. E gorgheggiava in tanto tutto il gran giorno; e dolce più del timo e più puro dell'acqua era il suo canto. Cantava, quando, per le valli intorno, cu . . . cu . . . sentì ripetere, cu . . . cu . . . Ecco: al cuculo egli cedette il giorno, e di giorno non volle cantar più. Non più di giorno. Ma la notte! Appena la luna estiva, di tra l'alabastro delle rugiade, tremolò serena, riprese il verso; e d'or in poi soltanto cantava a notte; e lucido com'astro e soave com'ombra era il suo canto. Cantava, quando, da non so che grotte, sentì gemere, chiù. . . piangere, chiù. . . All'assïuolo egli lasciò la notte, anche la notte; e non cantò mai più. Or nè canta nè ode: abita presso il brusìo d'una fonte e d'un cipresso.
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