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Opere pubblicate: 19994
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Info sull'Opera
di Giuseppe Aletti
Guido Morselli si è ucciso la mattina del 31 luglio sparandosi un colpo di pistola alla tempia. Da poco tornato a Varese dopo una vacanza estiva, quando lo trovarono sulla sua scrivania vi era il dattiloscritto di “Dissipatio H. G.”, ennesima opera appena da un editore. Questo era solo l'ultimo rifiuto di una serie lunga trent'anni. Per cerca di capire il peso che queste bocciature hanno sul gesto di Morselli riportiamo il pensiero di Maria Corti, riportato nel supplemento della “Stampa”, “Tuttolibri”, il primo agosto: «Gli editori lo hanno ucciso, poi appena morto hanno cominciato ad approfittarne». A seguito di diverse polemiche dopo questa sua affermazione (Roberto Calasso nello stesso numero del supplemento si dice “allibito e incredulo”). Maria Corti precisa il suo pensiero in un articolo uscito su “La Repubblica” il 6 agosto: «La frase è un maldestro riassunto del mio pensiero... osservai con un senso quasi di angoscia che alle varie redazioni o stesure dei suoi romanzi seguiva sempre l'esemplare dattiloscritto della copia inviata all'editore... e ritornata a Morselli con un rifiuto... della compagna dello scrittore, che descriveva la costante eccitazione e speranza di lui alla consegna, la delusione e il disorientamento ogni volta al rifiuto. E’ noto che Morselli si suicidò poco più di un mese dopo l'ultimo rifiuto. Un certo collegamento tra le due serie di fatti viene spontaneo, come pure la riflessione sul potere esercitato dal suicidio dell'autore nei riguardi della velocissima stampa postuma dei suoi romanzi, quasi un libro l'anno». Morselli è senz'altro il caso più clamoroso dell'editoria degli ultimi decenni, in vita gli furono pubblicati solo due libri, un saggio su Proust e una raccolta di scritti intitolata “Realismo e fantasia”. Scrittore complesso nella scelta delle tematiche e nell'uso del linguaggio, originale punto di incontro tra narrativa e saggistica, Morselli fu un innovatore di temi e moduli narrativi, nonostante ciò la cecità degli editori e dei critici fece sì che gli venne sistematicamente esclusa la possibilità di pubblicare i suoi scritti, a volte anche in maniera favolistica (“Realismo e fantasia”, del 1947, fu rifiutato da Mondadori perché “difficoltà di rifornimento dell'energia elettrica hanno ridotto l'attività di Verona a soli due giorni per settimana”), tranne poi ricordarsene, in una tempestività quantomeno sospetta, subito dopo la morte. Ma si sa, la figura dello scrittore, del poeta dannato, meglio se suicida o con alle spalle una esistenza di incomprensioni e di sconfitte, fa sempre presa sul cuore del lettore, sul falso moralismo degli organi di informazione, e di conseguenza, in modo propulsivo, sul portafoglio dell'editore, sempre pronto a commuoversi, e a dimostrare disponibilità, solo per libri dalle 5.000 copie in sù. Nella disgraziata storia di Guido Morselli i rifiuti si susseguivano a ritmo incessante, da parte di piccoli e grandi editori, di cultura o di largo pubblico. Nel 1956 Morselli spedisce all'Einaudi una raccolta di saggi (spediti già alle Edizioni di Comunità e a Garzanti, la risposta: “non ci interessa”) che vengono bocciati. Dallo Struzzo: «Purtroppo con il suo dattiloscritto è successo un fatto molto spiacevole. Non riusciamo più a rintracciarlo». Dopo più di un anno da Torino arriva a Morselli questa comunicazione: «Abbiamo inaspettatamente ritrovato qualche giorno fa il suo manoscritto. Prima di restituirglielo lo abbiamo letto con cura e interesse”. Nel 1966 manda alla Rizzoli il manoscritto de “Il comunista”; il direttore della narrativa Giorgio Cesarano decide di pubblicarlo. Morselli firma il contratto ma passano i mesi e alla Rizzoli cambiano i vertici e quel libro che raccontava la crisi pubblica e privata di un deputato comunista non viene più pubblicato. Morselli annota: “Due anni e mezzo! E poi? Farabutti”. “Il comunista” viene anche bocciato da Calvino (per Einaudi) e dalla Mondadori. La stessa sorte tocca a “Un dramma borghese”, il manoscritto viene bocciato. da Mondadori, Einaudi, Feltrinelli, Rizzoli, Suga. L’ennesimo destino incontrano i suoi lavori teatrali e cinematografici che fa pervenire a Vittorio Gasmann, Luchino Visconti, Tino Buazzelli. La casa editrice Adelphi che nel 1967 boccia “Un dramma borghese”, un anno dopo la sua morte pubblica “Roma senza papa”. In seguito pubblicherà i romanzi, i saggi, i diari, gli articoli sparsi di Guido Morselli. Un lavoro di ricostruzione dei rifiuti che Morselli incontrò, in vita, è stato fatto da Mario Baudino nel libro “Il gran rifiuto” (Longanesi) Lo scrittore accumulava la corrispondenza in una cartellina azzurra sulla quale aveva appuntato un titolo “Rapporti con gli editori”, a fianco aveva fatto un disegno a matita. Soggetto: un fiasco. Quello che mi chiedo, è: quanti Morselli ci sono sparsi per la terra italica? E quale sarà il loro destino: la morte fisica o artistica? La via maestra per avere cittadinanza nelle librerie e nelle case l'ha mostrata Morselli: la morte, meglio se figlia di un gesto clamoroso. Non è una sterile provocazione, ma la vera, cruda, verità. Apparso sulla rivista Orizzonti Anno I numero I° (gennaio-febbraio 1997) www.rivistaorizzonti.net Continua a seguirci su facebook al seguente link http://www.facebook.com/rivistaorizzonti Proprietà riservata, è vietata la riproduzione senza l'autorizzazione della rivista Orizzonti. 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Commento di: Rivista Orizzonti
Dove trovare tutti i punti vendita nazionali della rivista Orizzontihttp://www.rivistaorizzonti.net/puntivendita.htm Inviato il 05/01/2006 alle ore 12:51:24
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